Francesca Bellino, giornalista e scrittrice di grande successo, rappresenta un vero orgoglio per la città di Salerno dove è nata, anche se vive a Roma da molti anni.
Collabora con diverse testate giornalistiche sia italiane che estere ed ha a cuore tematiche sociali importanti come i diritti umani, l’immigrazione, la cultura, il ruolo della donna nella società e il multiculturalismo.
1) Partiamo dalle sue origini, lei è nata a Salerno, che ricordi ha di questa città? Si sente ancora legata a Salerno anche se non vive più lì?
Salerno è stata la mia stanza dei giochi, il luogo delle prime avventure e dei primi esprimenti di scrittura, a partire dai diari segreti. Ci sono profondamente legata. Mi ha insegnato molte cose, sia da fare, sia da non fare. E’ sempre stata per me come l’abbraccio di un genitore che ti fa va venire voglia di stare e voglia di andare, quella sensazione di “voler partire e voler restare insieme” di cui ha spesso scritto il nostro poeta Alfonso Gatto al quale anche sono molto legata. Per omaggiarlo l’anno scorso ho ripreso il nome di una rubrica che teneva nel 1957 su “La Fiera Letteraria” per intitolare il mio blog, “Cronache del piacere”.
2) Il suo percorso come scrittrice e giornalista l’ha portata a conoscere molte culture differenti e ha preferito trattare tematiche molto incisive come il ruolo della donna nella società e le differenze culturali tra Oriente ed Occidente, come nasce la passione per la cultura orientale?
Non ho una passione specifica per cultura orientale. Sono stata piuttosto mossa dalla curiosità per le diversità, nel senso più ampio del termine, e per i contrasti e i paradossi nelle società odierne. Quando poi, in vari viaggi, mi sono trovata di fronte al cosiddetto Oriente, e nell’ultimo decennio molto più spesso al mondo arabo-mediterraneo e mediorientale, la mia attenzione si è poggiata sia sui numerosi cortocircuiti che si creano all’interno di queste società quando vi entra un elemento esterno, apparentemente estraneo, sia sui cortocircuiti in atto in Italia da quando è diventato un paese plurale e multiculturale. Mi sono trovata spesso a essere testimone di trasformazioni a miei occhi entusiasmanti, sia di persone, sia di ambienti, e inevitabilmente mi sono dedicata ad approfondire ed elaborare certi fenomeni di incontro, di scambio, di mescolanza, di ibridazione, di nuove sintesi.
3) Lei ha scritto numerosi libri, tra cui “Il prefisso di Dio”,” Uno sguardo più in là” e “Sul corno del rinoceronte”, può descrivere con una frase ogni libro?
“Il prefisso di Dio” è nato dalla mia scoperta dell’enorme comunità ebraica di Buenos Aires e in particolare del quartiere Once, in italiano Undici, nome legato alla data della secessione di Buenos Aires, 11 settembre 1852. E’ un libro che elogia la società plurale porteña e invita gli italiani a cercare l’Undicesimo Comandamento, una nuova regola per la convivenza tra culture. “Uno sguardo più in là” è una raccolta di miei reportage pubblicati sui giornali, mentre “Sul corno del rinoceronte” è un romanzo ambientato tra Italia e Tunisia a cavallo tra l’inizio delle rivolte che hanno portato alle cosiddette “primavere arabe” e la cacciata del dittatore Ben Ali a gennaio nel 2011 e racconta la storia di un’amicizia tra una ragazza italiana e una tunisina. E’ un “romanzo-ponte” perché, attraverso le vicende vissute dalle due amiche, mostra l’esistenza di una storia comune tra Italia e Tunisia e prova a far riflettere sul dovere di considerare la storia del Mediterraneo anche la nostra Storia.
4) Una costante nei suoi libri è lo speciale occhio attento sulla religione, sulle tradizioni e sul tema dell’immigrazione, cosa pensa dell’attuale situazione dei flussi migratori nel mondo, e in particolar modo in Italia? Come si può imparare a convivere e ad accettare le diversità?
Anche se i giornali e le televisioni continuano a mostrare un’Italia razzista e anti-immigrazione (che pure esiste), il nostro paese è da tempo una società multiculturale in cui persone di diverse provenienze e credenze convivono, nelle scuole, negli uffici, nei parchi, nei condomini. Per capire quanto profondo è già questo mutamento basta guardare ai dati delle coppie miste in Italia e alla loro prole, una nuova generazione di sangue misto che formerà la società del futuro di cui poco si parla, ma che è centrale per capire che l’Italia del domani sarà abitata anche da cittadini con pluri-appartenenze, bilingue, dal colore della pelle indefinito e tratti somatici nuovi.
5) In un mondo multietnico sempre più attento alla materialità e poco all’aspetto spirituale e umano, con le tante problematiche sociali, economiche e politiche e con le numerose lotte e guerre che ancora popolano molti paesi, lei come immagina il futuro dell’umanità?
Mi auguro che dopo il momento di buio, di stasi e di violenza in atto in questi mesi, arrivi un vento benefico che spazzi via tutto quello che più non serve all’Italia e al mondo e i paesi si contagino a vicenda senso di aggregazione, di amore per la bellezza e per la natura e che invece di pensare a come raccontare la morte dei bambini in Siria si pensi a come salvarli e farli crescere in maniera sana e rispettosa della vita.
6) Sta lavorando a nuovi progetti letterari?
Si, narrazioni per la radio e un nuovo romanzo.
7) Il ruolo del giornalista (e dello stesso giornalismo) è molto cambiato negli ultimi tempi, cosa crede di poter consigliare ai giovani che si approcciano a questo mondo in base alla sua esperienza personale sul campo?
Di tenere bene a mente che il giornalismo che studieranno sui libri non esiste più. Dovranno imparare il “nuovo mestiere” sul campo. Io ho iniziato vent’anni fa a fare questo lavoro e faccio più fatica a distaccarmi dall’idea del giornalismo del passato. Per loro sarà più semplice accettare le nuove regole perché si troveranno già immersi nel sistema attuale e, forse, soffriranno meno per la superficialità degli articoli, l’omologazione delle notizie, la prepotenza dei poteri nascosti dietro ogni scelta, la strumentalizzazione di alcuni temi, l’assenza dei reportage e degli approfondimenti e la perdita della passione per la ricerca della verità.
Intervista raccolta da Concetta Bottiglieri e pubblicata il 16 aprile 2018 sulla Gazzetta di Salerno