Il sorriso di Claudia Cardinale è uno dei più noti al mondo. Per lei ha rappresentato un’arma di seduzione, ma anche un’arma di difesa. E’ stata la mamma Yolanda a insegnarle a usare il sorriso per affrontare le vicissitudini della vita a testa alta e con allegria.
“Anche con il passar degli anni, mi guardava e mi diceva: ‘Se ridi, non si vedono le rughe’” racconta Claudia che, dopo una lunga carriera fatta di oltre 170 film, non ha mai smesso di seguire il consiglio della madre e oggi sorride per festeggiare i suoi 80 anni a Napoli, la città del suo unico amore, il regista Pasquale Squitieri.
Io ho incontrato Claudia Cardinale a Tunisi, nella città in cui è nata in una famiglia di origini siciliana e che l’ha resa così speciale, un’italiana che parlava solo francese e che si muoveva come e dove ha vissuto non solo il suoi primi sedici anni in cui è dell’inaugurazione della prima Cineteca nazionale del paese ed era emozionata .
Proprio per rendere omaggio a lui, la libera e spericolata Claudia ha accettato di portare in scena, insieme a Ottavia Fusco, la versione femminile de “La strana Coppia”, al Teatro Augusteo fino a domenica 15 aprile.
Claudia, cosa le piaceva di Pasquale Squitieri?
Che era una persona colta, intelligente e coraggiosa. Mi ha strappata dallo Star System nel quale vivevo. Mi ha dato una vita normale. Quando è nata la nostra Claudia lui le leggeva della storie difficili e poi veniva da me e mi diceva: “Questa piccola è più colta di me”.
Come vi siete conosciuti?
Sul set de “I guappi” nel 1974. Poi abbiamo fatto insieme 11 film.
Tanti uomini le hanno fatto la corte sui set. Anche Mastroianni era pazzo di lei.
Non sono mai caduta. Mi sono protetta dal mescolare tutto e poi, all’epoca, ero la Donna di Cristaldi…Gli altri erano tutti colleghi e amici per me. Con Belmondo mi sono divertita tanto. Facevamo scherzi. Lui mi diceva: “Seduci il direttore dell’albergo. Sorridigli e io butto i mobili per strada”. Con Alain Delon siamo diventati una coppia mitica. Luchino Visconti, sul set, insisteva: “Quando lo baci fallo con la lingua”.
Quanto l’ha condizionata nel rapporto con gli uomini la violenza subita a 16 anni a Tunisi?
Non mi sono sposata per quello. E’ uno choc che ti rimane nella mente.
Cosa pensa del movimento #Metoo?
Spero che dia il coraggio alle donne di denunciare subito. Che tolga il velo del tabù.
Che ricordi ha della sua infanzia a Tunisi?
Una meraviglia. C’era un ambiente multiculturale. I nostri vicini erano russi, francesi, maltesi, greci e festeggiavamo le feste ebree, musulmane, ortodosse. Non c’era guerra tra religioni. A casa parlavano solo francese.
Infatti quando è arrivata in Italia non parlava italiano…
Sì. Quando ho fatto un provino al centro sperimentale, me ne stavo zitta in angolo e per questo fui notata tant’è che qualcuno disse, questa è un’araba. Mi arrabbiai e me ne andai sbattendo la porta. Fui promossa lo stesso, per il temperamento. In quello stesso anno, era il 1957, anche la mia famiglia lasciò Tunisi, un po’ per seguirmi, un po’ perché con l’indipendenza della Tunisia un po’ di cose erano cambiate. Era un momento di recupero della loro identità. Erano giovane e ancora non so bene come andarono le cose.
Poi ha abitato tra Roma e Parigi.
Sì, a Roma mi sentivo a casa. Vivevo in campagna e quando mia figlia Claudia ha avuto 10 anni ho sentito insieme a Pasquale che era il momento di uscire dall’isolamento della villa e di allontanarla dalla continua presenza dei paparazzi, così mi sono spostata a Parigi.
Come sta vivendo questi anni di terrorismo in Francia?
Male perché c’è grande confusione dovuta alla paura. Si mescolano le cose. Nasce un’intolleranza senza senso anche verso persone che malgrado la loro origine musulmana sono difensori della libertà.
In America non c’ha mai voluto vivere?
Ho avuto una parentesi americana ma non mi sentivo a casa. La mia carriera, i miei registi erano in Italia.
C’è andata però per conquistare Squitieri?
Sì, sono io che l’ho scelto. E’ stato l’unico uomo della mia vita. E lo raggiunsi proprio a New York per stare con lui. Arrivai all’aeroporto e lo chiamai. Fu sorpreso. Aveva tante donne all’epoca.
Qual è un altro suo rifugio?
La casa in Normandia.
Grazie ai film ha girato tanto. Il posto più bello?
L’Australia. Sono stata con Alberto Sordi sull’isola delle farfalle per girare “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata”. Non riuscivamo a vederci, c’erano troppe farfalle. Indimenticabile. Anche se è difficile scegliere tra tante avventure…
Il ruolo più bello?
La carriera di attrici è bella proprio perché hai tanti ruoli! Ognuno di loro mi ha portato qualcosa. Certo quello ne “Il Gattopardo” e in “Otto e mezzo”, film girati contemporaneamente, sono stati fondamentali nel mio percorso. Era pazzesco. Visconti mi voleva mora e Fellini mi voleva bionda. Fare l’attrice permette di vivere tante vite. Sono i registi con cui ho lavorato che mi hanno creata. Sono stata fortunata. Se non mi piacevano i copioni che leggevo, non incontravo il regista. Oggi prediligo le opere prime.
Perché voleva fare l’esploratrice e non l’attrice?
Volevo vedere il mondo e alla fine l’ho visto attraverso il cinema, dall’Africa alla Russa. Andare in Amazonia per “Fitzcarraldo” di Werner Herzog è stato un privilegio. La più bella avventura della mia vita, per la natura. Non ho mai voluto controfigure, né mi sono mai piaciuti i bodyguard. Non ho mai avuto paura di nulla. Mi piace il pericolo. Penso che molti bambini sognano di essere esploratore perché in fondo esprime il desiderio di conoscenza della vita e del mondo.
Come sono stati i suoi genitori Yolanda e Francesco?
Straordinari. Con mia madre ho avuto un rapporto stupendo. All’inizio di carriera mi accompagnava sempre. Ricordo un giorno in America disse a Robert De Niro: “Mi ricordi qualcuno” pensando a mio fratello Adriano! In America ha avuto un altro grande amico negli Anni ’70, Rock Hodson. All’epoca in Usa se eri omosessuale era una tragedia. Così andavamo in giro a braccetto facendo credere di stare insieme.
Ha avuto rivali? Qual è stato il suo rapporto con Brigitte Bardot?
CC contro BB. Il primo film visto a Tunisia era con Brigitte. Era il mio modello di bellezza. L’ho adorata. Quando abbiamo girato insieme “Le pistolere”, la stampa cercava di metterci in concorrenza, ma noi ci siamo subito amate e divertite! Ho avuto la fortuna di non conoscere tensioni tra colleghe, almeno credo.
Che ricordi ha delle attrici con cui ha lavorato?
Rita Hayworth nel “Il circo più grande del mondo” mi disse: “Quando ero giovane anche io era bella”. Io interpretavo sua figlia. Le venne un attimo di nostalgia e si mise a piangere. I ricordi sarebbero troppi da raccontare.
Che incontri ha avuto con le altre star italiane della sua epoca, penso a Sofia Loren, a Gina Lollobrigida?
Con Sofia e con Gina c’è una stima reciproca. Insieme abbiamo, ciascuna a modo suo, contribuito all’immagine dell’Italia nel mondo.
Cosa ha provato nel tornare in Tunisia per l’apertura della cittadella della Cultura e della Cineteca nazionale?
Sono bent lebled, una figlia del paese. Sono sempre felice di andare in Tunisia. Mi riporta ricordi felici. Ed era ora che questo paese avesse un luogo di diffusione e di conservazione del cinema come la Cineteca. E importante conservare la memoria e poterla restituire alle nuove generazioni.
Il Messaggero – 15/04/2018