A un certo punto ho cominciato a visualizzare ponti. In fila al supermercato, dal dentista, mentre stendevo i panni, ma soprattutto durante le lezioni di yoga. E non solo quando l’insegnante proponeva la setubandhasana, la posizione del ponte appunto. A un certo punto i ponti si sono insinuati ovunque, dentro e fuori di me, e così come mi succede ogni volta che incappo in un’ossessione, l’unico modo per liberarmene è andarci a fondo. Per questo ho cominciato a cercare storie che rendessero concreta questa immagine e che confermassero uno dei pensieri che subito si associava alle visualizzazioni: il mar Mediterraneo è sempre stato un Ponte.
Prima di essere definito un “mare chiuso”, una “frontiera” e un “cimitero”, il Mediterraneo è stato un solido Ponte che anche milioni di italiani hanno attraversato andando a sud per costruire una vita diversa. E’ giusto ricordarlo, così come è giusto ricordare la lunga e appassionante pagina di storia dell’imponente e variegata collettività italiana che da inizio ‘800 si è stanziata in Tunisia e vi è rimasta fino all’indipendenza dai francesi del 1956 contribuendo a rendere il paese nordafricano un interessante mosaico di culture.
Dalla consapevolezza che gli scambi secolari tra Italia e Tunisia hanno giovato e giovano a entrambi i paesi e dal bisogno di esprimere la mia stessa identità mediterranea conseguita negli anni – perché come ha scritto Predrag Matvejevic: “La mediterraneità non si eredita, ma si consegue. È una decisione, non un vantaggio” -, è nato il ciclo “Il Ponte. La storia degli italiani di Tunisia”.
In queste quattro puntate sono contenute tante voci, tante melodie e tanti fatti compresi in un’unica storia, quella ‘circolare’ del Mediterraneo che racchiude gli eterni rituali della partenza che non sono mai stati in un’unica direzione, ma sempre in entrambe, avanti e indietro tra la riva sud e la riva nord. E poi ci sono anch’io perché quando mi penso mediterranea mi sento un Ponte.
PUNTATE
#1 – Ospite della prima puntata è Leila El Houssi, storica del Nord Africa e del Medioriente all’Università di Padova, autrice de “L’urlo del regime” dedicato agli antifascisti italiani in Tunisia tra le due guerre, nata in Italia da una coppia mista, mamma italiana e papà tunisino, il noto poeta Majid el Houssi.
#2 – Nella seconda puntata attraverso la voce di Sonia Gallico e Lucia Valenzi, figlie dei due più noti antifascisti nati in Tunisia in famiglie italiane, conosciamo le storie dei loro padri: Loris Gallico e Maurizio Valenzi, entrambi di origine ebraica, due figure-Ponte che hanno operato per tutta la vita tra le due sponde del Mediterraneo, non solo lottando contro la repressione nazifascista, ma anche contribuendo alla nascita del movimento comunista in Tunisia. Valenzi è stato anche un artista, un parlamentare e dal 1975 al 1983 sindaco di Napoli.
#3 – Con il giornalista Ezio Zefferi nella terza puntata conosciamo Habib Burghiba, il primo presidente della Tunisia. Il giovane Zefferi lo incontra tre volte, una per caso a Roma, a Piazza Esedra, nel ‘43 e le altre due in Tunisia per intervistarlo, una da leader del partito Neo Destur, neo eletto presidente del governo nel 1956 – ascolteremo questa intervista che Burghiba gli rilasciò in italiano per RadioRai -, e una da presidente della Repubblica nel 1957, mettendo a frutto la conoscenza del paese nativo dove ha vissuto fino all’adolescenza.
#4 – Nella quarta puntata con la scrittrice Marinette Pendola scopriamo la storia dei siciliani di Tunisia. Nata a Tunisi in una famiglia proveniente da Sciacca (Agrigento) stanziata nelle campagne tunisine dal 1900, si è trasferita in Italia nel 1962, a 13 anni, insieme a tante altre famiglie costrette a lasciare la terra nordafricana all’indomani dell’indipendenza del 1956 dal protettorato francese durato 75 anni. I libri di Marinette Pendola sono gli unici a raccontare questa pagina di storia del Mediterraneo in italiano, anziché nel francese imposto dai colonizzatori.
PODCAST: https://www.raiplaysound.it/playlist/ilpontelastoriadegliitalianiditunisiadifrancescabellino