Ogni volta che entro in un bosco vengo assalita da una sensazione che contiene insieme l’ignoto e il familiare. Mi sento a casa e al contempo in un luogo sconosciuto che per istinto, però, mi attrae e risveglia in me memorie antiche, ancestrali, sommerse. Memorie che mi trasportano in contatto profondo con la natura. Sono quasi echi di un passato lontano e di un legame intimo, forse perduto e da ritrovare.
Per questo ogni volta che ne ho l’occasione, non solo cerco queste memorie ma mi avvicino al mondo vegetale umanizzandolo, recuperando la naturalezza con cui da bambina abbracciavo gli alberi e parlavo con loro, allo stesso modo in cui aveva fatto Tiziano Terzani che, per spiegare al nipote che le piante hanno vita, aveva messo gli occhi a un albero.
Un ribaltamento di punto di vista e una consapevolezza che oggi acquistano maggiore pregnanza grazie agli studi dello scienziato Stefano Mancuso che, con il laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale, ha offerto una nuova prospettiva per guardare al mondo vegetale, una visione lontana dall’antropocentrismo. Mancuso ci aiuta a chiederci cosa sentono le piante. Ci dimostra che sono “intelligenti”, che hanno quindici sensi (dieci più di noi) e che, anche se non possiedono un cervello, godono di un’intelligenza distributiva che permette loro di comunicare dalle radici alla chioma e viceversa, ma anche da una radice all’altra e da una foglia all’altra.
Quando ho scoperto che nel bosco di Piegaro, in provincia di Perugia, era stato avviato un esperimento dal nome “Tree Talker” in cui scienziati, ricercatori e dottori forestali si mettevano in ascolto degli alberi, ho acquistato un paio di scarpe adatte per camminare nel fango, ho contattato gli sviluppatori del progetto e ho raggiunto l’area dove sul tronco di 36 esemplari sono stati collocati dei sensori capaci di rivelarci lo stato di salute della pianta.
Sono partita per Piegaro per incontrare questi alberi e per sentite la loro voce che grazie all’esperimento “Tree Talker” ci arriva concreta e sapiente, astratta ma evocativa. La loro è una lingua nuova ma familiare, una lingua speciale, forse quella del futuro. Una lingua che contiene i dati necessari agli studiosi per capire quanto le piante risentano del riscaldamento globale.
Le piante sono sentinelle nella lotta contro il cambiamento climatico perché ci comunicano la fragilità degli ecosistemi in cui crescono e ci ricordano che mentre loro possono vivere senza noi uomini, noi senza di loro ci estingueremo in breve tempo. Ce lo spiega bene il dottore forestale Antonio Brunori, segretario generale del Pefc Italia, una ong che si occupa di gestione sostenibile delle foreste e delle sue filiere che, insieme al Centro Euro Mediterraneo sui cambiamenti climatici, sta sviluppando il progetto “Tree Talker”.
Con Antonio Brunori, protagonista dell’audio-documentario “La voce degli alberi”, ascoltiamo le prime elaborazioni sonore dell’esperimento. Quello che i ricercatori analizzano è una sorta di elettrocardiogramma acustico. Il loro lavoro consiste nel trasformare in impulsi sonori i dati che la pianta invia al server dell’esperimento grazie ai sensori collocati sul tronco, dati che riguardano il carbonio assorbito, la crescita in diametro, la condizione delle foglie e i flussi d’acqua.
L’effetto è sbalorditivo. Ascoltare la voce degli alberi che soffrono di fronte alla bellezza suprema della natura, all’umiltà del seme e alla modestia delle piante può aiutare in quella difficile pratica per l’essere umano che è il ridimensionamento del proprio Ego e, al contempo, riportare alla memoria quella malinconia che Anna Maria Ortese definiva “albale”, quel “vivere all’alba”, in un mondo originario dove ancora era intatta “la speranza del futuro”.
PUNTATE
#1 – L’ingresso nel bosco di Piegaro con il dottore forestale Antonio Brunori e gli zoologi Cristiano Spilinga ed Emi Petruzzi dello studio naturalistico Hyla
#2 – I sensori dell’esperimento Tree Talker e le risonanze degli studi del musicista e compositore Federico Ortica
#3 – Gli animali che abitano il bosco di Piegaro
#4 – La voce degli alberi: i primi risultati dell’esperimento ‘Tree Talker’