Amal è una gigantessa, ma non fa paura. Anzi la sua enormità ha suscitato euforia e festosità nei tanti curiosi accorsi a incontrarla nelle tappe del suo viaggio cominciato il 27 luglio da Gaziantep, al confine tra Siria e Turchia, e che si concluderà nel Regno Unito, a Manchester, il 3 novembre. Eppure Amal è così grande non per divertirci o per stupirci, ma per evidenziare la cecità dell’Europa di fronte al dramma dei rifugiati e dei minori non accompagnati. Amal è una marionetta alta tre metri e mezzo venuta per mostrarci che non possiamo più permetterci di non vedere le conseguenze della guerra in Siria e di altri conflitti nel mondo che provocano morte, distruzione e ferite indelebili in milioni di profughi tra cui bambini separati dalle proprie famiglie e smarriti alla ricerca di un angolo di pace.

L’idea di impressionare le persone con il gigantismo di una marionetta dalle sembianze infantili si è rivelata vincente. Per chi ha avuto la fortuna di partecipare agli incontri con “The Little Amal” organizzati nelle principali città di Grecia, Italia, Spagna, Svizzera, Germania, Francia e Inghilterra, è stato impossibile non rimanere scosso dai suoi occhioni tristi ma vivi e dolci ed entrare in empatia con la condizione dei piccoli profughi. Così come è stato impossibile non rimanere felicemente sorpresi dal grande ingegno messo in atto per realizzarne la struttura della marionetta in canna modellata e fibra di carbonio e dall’esperto lavoro per animarla da parte di dieci marionettisti che a turno danno vita al personaggio di Amal, una bambina fuggita dalla guerra in Siria e messasi in cammino per cercare la mamma perduta. 

Amal simboleggia lo smarrimento di un intero popolo dopo dieci anni di atroce conflitto, un dramma troppo spesso dimenticato, sparito dalle agende politiche e dalle narrazioni dei mass media. Con espressione innocente Amal è arrivata in Europa per dirci: “No dimenticatevi di noi rifugiati”. Ma non lo ha fatto chiedendo aiuto a parole, né lagnandosi, ma camminando per le strade delle città europee, da Milano a Marsiglia, da Bruxelles a Londra, con il sorriso e la grazia di una bambina desiderosa di gioco e di amore. Del resto l’infanzia è la poesia che gioca con il mondo e Amal ha incarnato la poesia dell’infanzia interagendo con i bambini corsi a salutarla come si accorre a una festa. Si è prestata a ogni prova accettando di giocare a nascondino, a “un, due, tre…stella”, di fare il girotondo e di ballare lanciando palloncini.

In ogni città c’erano folle di bambini ad attenderla. “Benvenuta Amal” hanno gridato, ognuno nella propria lingua, porgendole fiori di carta realizzati per accoglierla che lei ha accettato nelle sue grandi mani, con gli occhi di grandi e piccoli puntati addosso, tutti rapiti dalla meraviglia delle performance proposte e dal perfetto ingegno che permette a questa marionetta gigantesca di muoversi agilmente nonostante l’enorme peso. 

Per dare vita ad Amal sono impegnati quattro marionettisti che oltre a controllare una complessa rete di fili che animano il viso, muovono il corpo: due persone per le braccia, uno per sostenere la parte posteriore del corpo e uno all’interno che cammina sui trampoli. Due dei marionettisti hanno un passato da rifugiato e hanno compiuto lo stesso percorso che sta facendo Amal dalla Siria al Regno Unito. 

Questo ambizioso progetto di arte pubblica di cui Amal è protagonista si intitola “The Walk” ed è nato anche per evidenziare il potenziale dei rifugiati e per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle qualità delle popolazioni costrette all’esilio e sulle opportunità degli scambi artistici e culturali. 

In ogni tappa di questo lungo viaggio di 8mila km, Amal ha incontrato tanti artisti, ballerini, cantanti, attori, registi, scrittori. In Italia, oltre ad aver camminato da Sud a Nord nel mese di settembre facendo tappa a Bari, Napoli, Assisi, Firenze, Spoleto, Bologna, Milano, Torino, Sanremo, Ventimiglia, Venezia, si è fermata a Roma più giorni, ha visitato il museo MAXXI e ha salutato Papa Francesco in una Piazza San Pietro gremita di gente. 

“Amal ci ricorda che incontrare i migranti vulnerabili e i richiedenti asilo in mezzo a noi richiede più di un semplice sguardo – ha dichiarato il cardinale Michael Czerny, sotto-segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero vaticano per lo Sviluppo Umano Integrale -. Ognuno di loro, con il proprio bagaglio di sofferenze e sogni, bisogni e talenti, sta aspettando che noi apriamo le nostre orecchie, le nostre menti e i nostri cuori così come i nostri occhi e che tendiamo le nostre mani”.

Una delle performance più suggestive è stata quella ospitata dal Teatro India di Roma in cui il pubblico si è addormentato con Amal. La marionetta si è stesa su un grande letto adagiato nello spazio esterno del teatro e ha iniziato a sognare permettendo al pubblico di condividere con lei quelle immagini che l’inconscio proietta dentro se stessi svelando le più profonde paure grazie all’istallazione di Tammam Azzam, uno dei più importanti esponenti siriani delle arti visive residente in Germania. Come in un viaggio in un luogo ignoto gli spettatori si sono trovati dentro le sue visioni notturne animate sia da incubi e pensieri dolorosi legati alla patria perduta, alle città dilaniate e alle strade deserte, sia da ricordi e affetti da salvare e orizzonti di pace da conquistare. 

Il cammino di Amal si concluderà a Manchester, città in cui vive la più alta concentrazione di rifugiati e la più grande comunità migrante del Regno Unito. Qui si terrà un grande evento dal titolo “When The Birds Land” organizzato al Castlefield Bowl per salutare Amal nel segno della speranza, quella speranza che porta nel nome. ‘Amal’ in arabo infatti vuol dire speranza e, ripetendo il suo nome in coro, ci auguriamo che diventi contagiosa e nutra il viaggio di chi è ancora in cammino verso un luogo sicuro perché la speranza è più di un’emozione. È una spinta all’immaginazione. È il dono della visione di una via d’uscita.  

Confronti – 27 ottobre 2021