Viaggio a Maaloula, in Siria, prima della distruzione

Padre Toufic prega in silenzio davanti all’altare principale del monastero di San Sergio e San Bacco a Maaloula. Ogni tanto sfoglia il Vangelo e già pensa alla omelia da recitare durante la messa dell’indomani. I cristiani che partecipano alle celebrazioni della domenica in questo angolo della Siria sono tanti, la maggioranza del villaggio. Circondato da icone bizantine raffiguranti da un lato la Santa Vergine con Gesù bambino tra le braccio e dall’altro il Cristo Crocifisso, il superiore del monastero specifica con orgoglio che “Maaloula è uno dei pochi centri siriani dove la presenza dei musulmani è davvero minima”. La cittadina situata a circa 60 km a nord di Damasco, infatti, è abitata da una vasta comunità di cristiani che mantiene vive tradizioni e riti, dalle processioni ai falò in cima ai monti, e che conserva ancora l’uso dell’aramaico occidentale, la lingua di Gesù. I souvenir più venduti ai turisti di passaggio per il piccolo villaggio arroccato sulle montagne del Qalamun (1500m di altezza) sono proprio audio-cassette con su registrati il rito del Venerdì Santo e il Padre Nostro celebrati nell’arcaico dialetto parlato in Medio Oriente durante il I millennio a.C. e usato per la scrittura dei libri di Esdra e Daniele nel Vecchio Testamento. L’idioma è identico a quello usato in Palestina ai tempi di Cristo ediffuso in tutto il territorio prima dell’avvento dell’Islam e della lingua araba. Nonostante la mancanza di una tradizione scritta, da allora viene conservato e tramandato oralmente di padre in figlio sia a Maaloula, sia in altri due centri poco distanti, Baka e Gabadin. Padre Toufic è uno dei custodi di questa lingua. E’ un monaco greco-cattolico dell’Ordine dei Basiliani del Santissimo Salvatore fondato nel 1682 in Libano. Vive a Maaloula da molti anni e, nonostante la vita del monastero e del villaggio scorrano lentamente, lui ha sempre un gran dare fare. 

“Negli ultimi anni siamo diventati una delle mete più visitate della Siria” spiega con un fluido italiano studiato sui libri e rispolverato ogni volta che arriva un gruppo di italiani da guidare nella meandri della chiesa. 

“Ospitiamo ogni anno migliaia di turisti e pellegrini – racconta pacatamente il monaco – La maggiore affluenza si registra durante le nostre tre feste religiose. Con l’arrivo dei fedeli nei mesi estivi, la popolazione dai tre mila abitanti della norma raggiunge addirittura picchi di oltre dieci mila presenze”. 

Le ricorrenze del paese sono: l’Esaltazione della Croce che ricorda il ritrovamento della reliquia della croce di Gesù (14 settembre); la celebrazione di Santa Tecla, discepola di San Paolo arrivata a Maaloula (significa “ingresso”) per scappare dal padre pagano che voleva ucciderla dopo la conversione al cristianesimo (24 settembre) e quella dedicata a San Bacco e San Sergio, ufficiali dell’esercito romano uccisi perchè diventati cristiani (7 ottobre). Bacco morì sotto i colpi di una cruenta flagellazione nel castrum di Barbalisso, Sergio fu costretto a camminare con i chiodi conficcati nei piedi per i castra di Saura, Tetrapirgio e Rasapha, dove poi fu decapitato.

Quando le feste finiscono su Maaloula ripiomba la quiete penetrante che la contraddistingue. Il silenzio viene rotto solo dal suono delle campane delle due chiese che dominano il paesaggio caratterizzato da un groviglio di case color pastello a forma di piccoli cubi appoggiate una sull’altra. Tra queste saltano subito all’occhio, tra i tetti bassi, le maestose croci del convento e del monastero, due tra le settecento sedi cristiane più visitate del Medio Oriente. Il primo è a sinistra del monte ed è territorio dei greco-cattolici; il secondo si trova a destra ed è zona dei greco-ortodossi. Il Convento dei Santi Sergio e Bacco (detto Deir Mar Sarkis), che conserva la porta d’ingresso e le travi delle pareti di duemila anni fa, è “il più antico insediamento cristiano della zona e risale al IV secolo d.C.”. Maaloula è stata un centro religioso illustre nel passato. I suoi vescovi hanno partecipato a cinque dei famosi “Sette Concili” della Chiesa delle origini: al primo a Nicea nel 325, al secondo a Costantinopoli del 381, al terzo a Efeso nel 431, al quarto ecumenico a Calcedonia nel 451 e al quinto a Costantinopoli nel 551. 

“Il Convento dei Santi Bacco e Sergio è stato costruito sulle rovine del Tempio di Apollo distrutto dopo gli editti di Costantino. – spiega Padre Toufic – I cristiani d’Oriente, infatti, a differenza di quelli d’Occidente, invece di convertire i templi in chiese li abbattevano e ci costruivano sopra”. La particolarità che rende unica al mondo la chiesa dedicata ai due legionari romani sono i suoi altari: mantengono la forma di quelli pagani. “La lastra di marmo che ricopre quello principale – spiega il monaco – è incavata e tagliata a semicerchio coi bordi rialzati anche se mancano, ovviamente, sia il foro che serviva a far defluire il sangue degli animali sacrificati, sia le loro immagini scolpite sui bordi perché il cristianesimo non pratica sacrifici di sangue”. L’altare, quindi, dovrebbe risalire al periodo che va dal martirio dei Santi del 307 d.C. al concilio di Nicea del 325 che ne proibì la costruzione. Padre Tourif accompagna i fedeli insieme a Mazen Alzin, guida damascena specializzata in gruppi di italiani. “L’occhio dei visitatori è sempre incuriosito dalla forma dell’altare” dice Mazen. Così le domande si susseguono e l’atmosfera si impregna di una profonda miscela tra sacro e profano. Il deserto vicino rende l’aria purissima. Uscendo dalla chiesa e passando dall’altro lato del monte, ci si imbatte in un cartello che apre la strada a nuove suggestioni: “Prega con fede e bevi fino all’ultima goccia”. E’ l’ingresso del Convento di Santa Tecla dove è custodita la tomba della martire cristiana. L’invito si riferisce all’acqua di una sorgente che sgorga in una grotta ritenuta miracolosa perché considerata un regalo di Dio a Tecla quando, in fuga dal padre (il governatore di Iconio), arrivò assetata a Maaloula. La leggenda narra anche che quando la giovane discepola di San Paolo, convertita a Konya in Turchia, giunse nella cittadina siriana si trovò improvvisamente davanti a una montagna senza vie d’uscita e, per salvarla dai persecutori, Dio aprì nella roccia una fenditura per farle strada. Oggi questo passaggio fortemente suggestivo, noto come “fajj Takla”, è percorso ogni anno da centinaia di pellegrini in cerca di miracoli. Tecla viene ricordata e adorata anche per la conversione del villaggio al cristianesimo. Riuscita a fuggire ai suoi persecutori, infatti, la donna si stabilì a Maaloula e cominciò a predicare l’amore per un Dio diverso dalle divinità pagane. Evangelizzò così la maggior parte degli abitanti e li battezzò con l’acqua della sorgente, usata anche per guarire molti ammalati. La Chiesa è stata costruita successivamente in sua memoria e oggi è gestita da suore ortodosse che si occupano dell’assistenza alle orfane. 

Per il direttore del Ministero del Turismo Siriano, Faisal Najati, “una visita a Maaloula porta subito i turisti a contatto con una realtà della Siria poco raccontata dalle cronache dei giornali: la tolleranza e la convivenza tra i due monoteismi religiosi”. “Nella nostra nazione – dice – è comune incontrare cristiani e musulmani che pregano nello stesso luogo, come è possibile che cittadine come questa conservino riti e tradizioni cristiane nonostante la grande presenza dell’Islam”. La guida Mazen apre la sua borsa piena di libri e appunti e fornisce un po’ di dati. “Le moschee presenti sul territorio sono oltre duemila e i musulmani del Paese rappresentino l’82 % della popolazione”. Con queste informazioni vuole ribadire al suo gruppo che, proprio perché la presenza di musulmani in Siria è altissima in confronto ai cristiani, la loro “sopravvivenza” è degna di nota. Il suo non è un compito facile. E’ pagato per mostrare le bellezze della Siria e per dare ai turisti un’immagine positiva di un Paese pieno di scheletri nell’armadio. Anche Faisal Natati ha u obiettivo arduo: riavvicinare l’Europa alla Siria. “Fino all’11 settembre registravamo una buona affluenza di europei interessati ai siti storici, archeologici e religiosi con punte di 20 mila presenze annue – racconta – Poi il crollo. Oggi ci stiamo riprendendo. Nel 2005 dall’Italia sono arrivati oltre 13 mila turisti. Il nocciolo duro del nostro turismo però resta il mondo arabo con 77% delle presenza annue”. 

I siriani sono maestri nell’accoglienza e la sensazione che ci si porta dietro per tutto il tragitto è quella di essere a casa. C’è un tè caldo sempre pronto per ogni visitatore e un sorriso di benvenuto ricco di cordialità e voglia di dialogo. L’arrivo a Damasco restituisce la stessa sensazione avvertita a Maaluola. E’ l’ora della seconda preghiera della giornata per i musulmani. Si sente il richiamo dell’Iman. Uscendo dal Suq al-Hamadiyyeh si arriva all’ingresso della moschea Omayyad, costruita nel 705 sul sito di vecchi templi e di una cattedrale cristiana, nel cuore della Città Vecchia. Entrando ci si trova di fronte alla tomba di Giovanni Battista che domina al centro, mentre gruppetti di musulmani pregano genuflessi il loro Dio. E’ un catafalco verde che richiama imperiosamente il cristianesimo dal cuore più profondo dell’Islam. Il segno antico di Cristo aleggia su tutta la Siria. Anche nei suq ricchi e variopinti le icone e i simboli si mischiano di fianco ai ritratti onnipresenti del presidente Bachar al-Assad o del padre Hafez. Non è difficile trovare nella stessa bottega, addirittura sullo stesso scaffale, tessuti e sete dei musulmani di fianco ai legni intarsiati dei cristiani e agli ottoni fatti dagli ebrei. “Siano sulla via di Damasco dove San Paolo fu convertito al cristianesimo” dice Mazen. E poi dirige il gruppo verso est, nel Quartiere Cristiano. Indica la Cappella di San Paolo. Il punto in cui il Santo fu aiutato dai discepoli a scappare dalla finestra per sfuggire agli ebrei. E, con l’approccio di un venditore di merci, ribadisce il leit motiv delle sue esposizioni come se volesse convincere il mondo intero che “la Siria oggi è tolleranza. E’ rispetto reciproco. E’ dialogo. E’ libertà”.Diario – 28/07/2006