«La vita è un circo» affermava Federico Fellini, parole che mi sono tornate alla mente quando ho iniziato a interessarmi ai circensi. Cercavo una traccia da seguire e ho subito pensato a lui e ai suoi film. A “La strada”, alla musica di Nino Rota, alla melodia della tromba e alla poesia delle espressioni di Giulietta Masina, e poi agli abiti dei pagliacci ne “I clowns” e alle domande che lo stesso Fellini si fa mentre gira il documentario per cercare le “tracce sottili e struggenti” dei circhi di allora. 

Già in quegli anni – il film esce nel 1970 – il circo veniva considerato un’arte antiquata e a rischio estinzione. I clown di allora, di quando ero bambino, dove sono adesso? Esiste ancora quella comicità violenta che crea sgomento? Quel chiasso esilarante e spasmodico può ancora divertire? Certo il mondo a cui apparteneva e di cui era espressione non esiste più. I teatri trasformati in piste, gli scenari luminosi e ingenui, la credulità infantile del pubblico, non esistono più” dice Fellini nel film. 

E allora cosa resta oggi? Dopo la rivoluzione tecnologica, le battaglie degli animalisti, le chiusure per la pandemia, cosa resta di questo mondo anacronistico, eppure ancora così seducente, magico, perfetto? 

Cosa rende il circo ancora una così grande metafora di vita? E perché mi interessa? mi sono chiesta quando sono partita per assistere al ritorno nelle città dopo la pausa per Covid di uno dei circhi italiani più noti e più longevi, il circo Togni. A Taranto, a Roma e a Napoli ho incontrato parte della quinta generazione dei Togni, Giorgia e Ugo Vinicio, acrobati e cavallerizzi, figli di Vinicio Togni Canestrelli, terzogenito di Lidia Togni e Riccardo Canestrelli. Li ho seguiti nella loro quotidianità vissuta in bilico tra il desiderio di proseguire la tradizione familiare e la voglia di trasgredire a una vita nomade in cui sfide impossibili, salti nel vuoto e azzardi sono all’ordine del giorno. 

Le famiglie circensi, infatti, sono e restano espressione di uno degli ultimi esempi di nomadismo puro, come le tribù del deserto o i gitani. Perché i circensi non appartengono a un luogo, appartengono solo al Circo. 

Ma dove affondano le loro radici? mi sono domandata ancora, ammirando la particolare saggezza con cui mantengono l’equilibrio anche nelle situazioni più difficili, mentre tutto intorno è girevole, provvisorio, mobile, incerto e mentre anche alcune delle basi su cui il circo si fondava vengono a cadere per via dell’evolversi dei tempi che sta lentamente portando i circhi di tutto il mondo a limitare o a superare la presenza di animali in scena e dunque a modificare gli spettacoli. 

I circensi sono eroi del quotidiano, veri equilibristi della vita. Sono tutti funamboli che camminano sul filo in bilico tra vita e morte. Sono creativi e pazienti, pragmatici e improvvisatori. Sono liberi e schiavi al contempo e vivono all’ennesima potenza la condizione umana di passare dal trionfo al fallimento, dall’umiliazione alla gloria. 

Nel ciclo di TreSoldiI circensi”, in onda dal 6 all’9 maggio su RaiRadio3 alle 19:50, racconto la storia di giovani promesse del Circo Lidia Togni, Giorgia e Ugo Vinicio, 18 e 16 anni, nell’anno in cui tutta la famiglia festeggia i 150 anni dalla nascita del loro circo avviato da Aristide Togni, studente di ingegneria di Pesaro che nel 1852 si innamora della cavallerizza Teresa De Bianchi, figlia di circensi che sostavano nella sua città, lascia la vita da stanziale per seguire la Carovana e dà vita ai suoi spettacoli che, in pochi anni, conquistano l’Italia con il nome di Circo Nazionale Togni.

«Il Circo è la nostra vita, è la nostra famiglia – diceva Darix, figlio di Ercole -. La famiglia è il nostro grande e incrollabile chapiteau. La famiglia ci unisce, ci difende, ci fa resistere a ogni assalto degli elementi naturali e del destino. Credo nel Circo perché credo nella famiglia e nella sua forza morale. Credo nel Circo perché è lo spettacolo più onesto, sano, pulito, che sopravvive a ogni disfatta. Finché, sotto uno chapiteau […] esisterà un nucleo familiare, un padre che istruisce i figli sulla pula, una madre che conosce ogni sacrificio pur di tenere unita la carne della sua carne, il Circo vivrà».  

Per ascoltare le puntate:

https://www.raiplaysound.it/playlist/icircensi